Bacini di aggregazione per antonomasia e di evoluzione della civiltà, dai fori romani alle monumentalità del rinascimento, oggi sono spesso ridotte a spartitraffico. Il recupero di quella relazionalità potrebbe essere la chiave per un futuro migliore di quello che ci si prospetta attualmente
Negli spazi urbani in cui viviamo, le piazze, soprattutto quelle storiche, costituiscono il luogo di sedimentazione delle identità, delle esperienze e delle memorie umane. Rappresentano il territorio di aggregazione per eccellenza, che nei secoli ha contribuito a costruire e a sedimentare le più avanzate civiltà attraverso il confronto – a volte anche lo scontro – tra poteri e contropoteri.
Lo “stato di salute” di queste aree è spesso indicativo di una più generale crisi della modernità: le piazze odierne sono di frequente ridotte a semplici snodi per la mobilità, a spartitraffico, con un arredo urbano che privilegia il cartellone pubblicitario rispetto alla cura del monumento o del verde. Il loro ruolo è talvolta delegato alle nuove “piazze” social del web o ai “non luoghi” del commercio, dagli outlet ai centri commerciali.
Tornare a “prendere coscienza” di questi luoghi basilari per una socialità sana e per una democrazia realmente praticata è l’indicazione del giornalista Giampiero Castellotti, autore del libro “Piazze in piazza”, ricerca storica multidisciplinare sull’architettura, sul ruolo e sulle funzioni della piazza, uscito da qualche giorno, che rilancia la funzione sociale della piazza dall’agorà greca al foro romano, dagli spazi monumentali medievali, rinascimentali e barocchi fino alle sperimentazioni contemporanee.
Riprendersi cura delle piazze, anche “dal basso”, costituisce, pertanto, un’esigenza primaria per rilanciare la socialità nella naturale dimensione collettiva. La piazza costituisce, infatti, l’estensione pubblica della sfera individuale. In questo bene comune e “spazio aperto” possono riprendere forza i valori di responsabilità, di solidarietà e di integrazione tra cittadini autorganizzati in un rapporto proficuo con le amministrazioni. Anche i piccoli interventi materiali, di cui sempre più comitati locali di cittadini sono promotori, garantiscono linfa e amplificazione alle idee di speranza per il futuro.
Il sociologo Giuseppe De Rita, tra i massimi “lettori” della società italiana, nella prefazione al libro lascia aperta una speranza: “L’Italia è un Paese che si riconosce nelle proprie piazze, sia per i moti popolari che le percorrono ed occupano come per la volontà di regolare le istituzioni facendo riferimento alla loro eleganza architettonica. Citando Bobbio, lo stesso nostro linguaggio è ricco di riferimenti alla piazza (mettere in piazza, scendere in piazza, movimenti di piazza, fare piazza pulita, contrapporre la piazza) quasi a certificare che la nostra storia è fatta di una dialettica fra potere e contropotere giuocata sui territori urbani. E se per un lungo periodo la piazza fu il terminale della relazionalità nell’Italia industriale e quindi anche dell’azione politica di massa, alla fine essa fu svuotata progressivamente, man mano che si affermò l’Italia del soggettivismo dispiegato e del fai da te, in ogni realtà socioeconomica. E così oggi che il ciclo del soggettivismo ha il fiatone, torna una domanda di relazionalità che si esprime anche nelle tante nuove piazze”.
SOMMARIO
PARTE I – Le “estensioni” della piazza tra progresso e degrado
1 – Piazza e anti-piazza: sfida per la centralità
2 – “Omologazione Spa” sugli enzimi del passato
3 – L’inarrestabile urbanizzazione
4 – La piazza della Rete, addio alla materialità?
5 – Maghreb e Spagna nel 2011: l’osmosi tra virtuale e reale
6 – La piazza-spettacolo di Beppe Grillo
PARTE II – La storia della piazza, patrimonio di socialità
7 – Le origini: accoglienza di spazio e di tempo
8 – L’esperienza del villaggio e la nascita della piazza
9 – Agorà greca e foro romano: la funzione dello spazio
10 – La piazza italiana, “parto” del medioevo
11 – La piazza “scenografica” del rinascimento e del barocco
12 – Gli “abbandoni” della modernità e la crisi del paesaggio
PARTE III – La piazza italiana dal 1848 ad oggi
13 – La piazza ottocentesca tra potere, politica e popolo
14 – Cronache patriottiche dalla piazza del 1848
15 – La piazza proletaria dell’Italia post-unitaria
16 – Le forze nazionaliste scoprono la piazza
17 – Gli spazi del dopoguerra, bacini di democrazia
18 – La piazza sindacale e la modernizzazione
19 – I luoghi del Sessantotto: un altro mondo è possibile
20 – Gli anni della tensione e il sangue sui selciati
21 – Il trionfo tecnologico “inquadra” la piazza
PARTE IV – Osservazione ed esame di piazze odierne
22 – Piazza San Giovanni, catino di passioni
23 – La piazza “anarchica”: Santa Croce in Gerusalemme
24 – I motori in piazza: affari da parcheggio
25 – Centro commerciale, ghetto multifunzionale
26 – Stadio-anfiteatro, contenitori di tribù
PARTE V – Crisi e rinascita della piazza contemporanea
27 – L’epoca della “post” e della “iper” modernità
28 – Informatizzazione e globalizzazione: la deriva spazio-temporale
29 – Dal luogo tradizionale alla neutralità del “nonluogo”
30 – Vecchia e nuova piazza: la scommessa delle marginalità
Informazioni aggiuntive
Editore: SPedizioni, via Ugo Bartolomei 18, 00136 Roma
Anno: 2016
Pagine: 208
Autore: Giampiero Castellotti
Prefazione: Giuseppe De Rita